[MT]Alexandre Dumas - I tre Moschettieri[Ebook-Ita-Pdf-Narrativa]

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Description











Titolo originale: Les trois mousquetaires
Titolo italiano: I tre moschettieri
Autore: Dumas Alexandre (padre)
1ª ed. originale: 1844
Data di Pubblicazione: 28 maggio 2003
Genere: Romanzo
Sottogenere: Narrativa
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Collana: Superbur classici
Traduzione: Giuseppe Aventi
Pagine: 721






Alexandre Dumas nasce il 24 luglio 1802 da Thomas-Alexandre Davy de La Pailleterie, soldato semplice figlio di un marchese, e di una schiava nera di Santo Domingo, La Pailleterie and Marie Cessette Dumas, dalla quale eredita il cognome. Alcuni anni dopo la morte del padre, nel 1823 il giovane Alexandre viene mandato a Parigi per intraprendere gli studi di legge. Nella capitale riesce a ottenere, grazie alla sua buona calligrafia, diversi incarichi presso il Duca d'Orléans, il futuro re Luigi Filippo. Nel 1824 nasce suo figlio, Alexandre, da una relazione con la sua vicina di pianerottolo.
In quegli anni Dumas si fa notare per le sue opere teatrali, inserendosi nel movimento romantico francese. I suoi lavori riscuotono un discreto successo (sebbene all'occhio moderno risultino melodrammatici e troppo cruenti). "Enrico III e la sua corte" (1829) racconta del rinascimento francese, "Napoleone Bonaparte" (1831) invece è piéce teatrale sulla figura, ormai leggendaria, del condottiero e imperatore francese, da poco defunto. A differenza dei lavori precedenti, "Antony" (1831) non è un dramma storico, ma un'opera in cui l'autore sviscera i temi dell'adulterio e dell'onore.
I suoi romanzi più noti "I tre moschettieri" (pubblicato nel 1844 e messo in scena nel 1845) e "Il conte di Montecristo" (1844), vengono pubblicati a puntate sui giornali, il primo sulla rivista "Le Siècle", il secondo sul "Journal des débats". Entrambi riscuotono un successo enorme, tanto da resistere al passare del tempo e divenire classici della letteratura, rivisitati periodicamente dal cinema e dalle televisioni in tutto il mondo. In seguito Dumas pubblica "Vent'anni dopo" e "Il visconte di Bragelonne" (entrambi continuazione de "I tre moschettieri").
Con l'arrivo del successo, Dumas inizia a condurre una vita al di sopra delle proprie possibilità economiche, eccentrica e piena di eccessi. Nel 1844 acquista un terreno nei pressi di Parigi a Port-Marly, dove fa costruire il "Castello di Montecristo", un edificio in cui si mescolano diversi stili, dal rinascimento, al gotico, al barocco. Nel 1847 inaugura un proprio teatro, il "Théâtre-Historique" (Teatro Storico), dove vengono rappresentate le opere dei maggiori autori del passato, come Shakespeare, Goethe, Calderon de la Barca, Schiller. Dopo solo tre anni però il teatro fallisce. Rovinato dai debiti Dumas vende all'asta il suo castello e nel 1851, cercato da più di 150 creditori, deve riparare in Belgio. Nel 1854, risolti i suoi problemi finanziari, torna a Parigi.
Nel settembre del 1870, dopo una malattia vascolare che lo lascia semiparalizzato, si trasferisce nella villa del figlio a Puys, vicino a Dieppe: qui Alexandre Dumas padre, muore il 6 dicembre 1870. Nel 2002 i suoi resti sono stati trasferiti al Panthéon di Parigi.




Ciclo dei moschettieri (3 romanzi)
* I tre moschettieri (1844)
* Vent'anni dopo (1845)
* Il visconte di Bragelonne (1850)
Ciclo degli ultimi Valois
* La Regina Margot (1845)
* La dama di Monsoreau (1846)
* I Quarantacinque (1847)
Ciclo della Repubblica Partenopea
* La Sanfelice (1864 - 1865)
Ciclo di Maria Antonietta e della Rivoluzione
* Giuseppe Balsamo (1848)
* La collana della regina (1850)
* Ange Pitou (1851)
* La contessa di Charny (1855)
* Il cavaliere di Maison-Rouge (1846)
Opere varie
* Pascal Bruno (1838) - cenni storici sul personaggio realmente esistito si trovano su Villafranca Tirrena
* Il Capitano Pamphile (1840)
* Mastro Adamo, il Calabrese (1840)
* Cherubino e Celestino (1840).
* Napoleone (1840)
* Il Corricolo (1843)
* Georges (1843)
* La cappella gotica (romanzo)
* La guerra delle donne (romanzo)
* Orrore a Fontenay (romanzo)
* Un'amazzone (racconto)
* Il conte di Montecristo (1844) (romanzo)
* Il bastardo di Mauleon (1846)
* Il tulipano nero (1850) (romanzo)
* Montevideo ovvero una nuova Troia (1850)
* I moicani di Parigi (1858)
* Il Caucaso (1859) - La parte riguardante il conflitto russo-ceceno si trova nella traduzione italiana : La Guerra Santa-Viaggio tra i ribelli ceceni. ISBN 88-498-0348-6
* Robin Hood Il proscritto (1863) (opera postuma)
* Il cavaliere di Sainte-Hermine (1868-1870) (romanzo incompleto)
* Grande dizionario di cucina (1870) (opera postuma pubblicata nel 1873)




Il libro presenta le avventure del celebre guascone spadaccino D’Artagnan e dei suoi compari Portos, Aramis e Athos. Francia, 1625. Mentre la Francia di Luigi XIII è in guerra e stringe d’assedio la roccaforte ugonotta di La Rochelle, il giovane D’Artagnan cerca fortuna a Parigi, con una lettera di presentazione del padre che gli permetterà di entrare al servizio delle guardie del re. E’ un giovane ardimentoso, un po’ ingenuo, ma coraggioso e abile spadaccino, doti che lo porteranno alla ricerca di grandi avventure e lo faranno cadere fra le intricate trame di corte, in una fitta tela di cortigianerie, menzogne, ambizioni e complotti che prevedono l’uso della forza, oltre che dell’astuzia. Da subito, D’Artagnan si immischia in faccende che non lo riguardano, rischiando grosso, ma l’incontro (sempre fortuito e avventato) con i tre moschettieri gli permetterà di trovare degli amici e degli alleati.

Incipit:
CAPITOLO PRIMO

I tre doni di d'Artagnan padre

Il primo lunedì del mese d'aprile 1625, il paese di Meung, dove nacque l'autore del Roman de la Rose, appariva in completo subbuglio, proprio come se gli ugonotti fossero venuti a tentare una seconda Rochelle. Parecchi borghesi, vedendo le donne scappare in direzione della Grande-Rue e sentendo i bambini strillare sulla soglia degli uscì, si affrettavano a indossare la corazza e rafforzando il loro contegno alquanto esitante con un moschetto o con una partigiana, si dirigevano verso la locanda del Franc Meunier, davanti alla quale si affollava, infittendosi di momento in momento, un gruppo compatto, rumoroso e pieno di curiosità.
A quel tempo gli spaventi non mancavano, e pochi giorni trascorrevano senza che l'una o l'altra città registrasse nei suoi annali qualche fatto del genere. C'erano i signori che guerreggiavano fra loro; c'era il re che faceva guerra al cardinale; c'era lo Spagnolo che faceva guerra al re. E poi, oltre a quelle guerre sorde o manifeste, segrete o aperte, c'erano ancora i rapinatori, i mendicanti, gli ugonotti, i lupi e i servi che facevano guerra a tutti quanti. I borghesi si armavano immancabilmente contro i rapinatori, contro i lupi, contro i servi, spesso contro i signori e gli ugonotti, talvolta contro il re; mai però contro il cardinale e lo Spagnolo. Risultò dunque da tale abitudine che, quel suddetto primo lunedì del mese d'aprile 1625, i borghesi udendo tanto strepito e non vedendo né il guidone giallo e rosso, né la livrea del duca di Richelieu, si precipitarono verso la locanda del Franc Meunier. Una volta colà, ognuno poté vedere e riconoscere la causa del frastuono.
Un giovanotto... buttiamone giù il ritratto di getto: immaginate don Chisciotte a diciott'anni, don Chisciotte senza corsaletto, senza giaco e senza gambiere, don Chisciotte rivestito d'un farsetto di lana il cui colore blu s'era mutato in una tinta indefinibile, tra feccia di vino e azzurrina. Viso lungo e bruno; zigomi sporgenti. segno di scaltrezza; muscoli mascellari sviluppati enormemente, indizio da cui si riconosce infallibilmente il guascone, anche senza berretto, e il nostro giovanotto ne portava uno ornato di una specie di piuma; l'occhio aperto e intelligente; il naso a uncino, ma di linea elegante; troppo alto per un adolescente, troppo basso per un adulto, un occhio poco esperto avrebbe potuto scambiarlo per il figlio di un fittavolo in viaggio, se non fosse stato per la lunga spada che, appesa a un cinturone di cuoio, sbatteva sui garretti del proprietario quand'era a piedi, e sul pelo irto della cavalcatura quando era in sella.




Fonte d’ispirazione di decine e decine di film, questo classico, anche se a volte banalizzato da goffe trasposizioni, è ancora in grado di fare le gioie dei lettori. Dumas ha una prosa brillante e una buona inventiva, riescendo a descrivere gli eventi con abilità e, specialmente, creando dei grandi personaggi. Oltre al protagonista, l’autore ha delineato delle figure straordinarie, da amare e odiare, ammirare, compiangere, tanto eccellenti quanto “vive”. Portos, impetuoso ed estroverso, Aramis, pacato e raffinato, Athos, introverso, ma di grande animo. I tre moschettieri, così diversi e pure tanto amici e uniti, permetteranno al giovano guascone di conquistare la cappa del moschettiere reale e, specialmente, di sopravvivere. Il romanzo apre le porte per altri brevi racconti al suo interno. Durante le avventure di D’Artagnan, vengono descritte in parallelo le birbanterie amorose di Portos, i continui ripensamenti di Aramis sulla decisione di prendere o no i voti religiosi, i segreti di Athos. Anche gli antagonisti sono personaggi eccezionali, di uno spessore invidiabile e che molti lettori troveranno simpatici e profondi almeno quanto i protagonisti. Il Cardinale Richilieu, ad esempio, è calcolatore, inflessibile, ma a modo suo, interessato nelle sorti del paese quanto i moschettieri. Hanno gli stessi fini, anche se li perseguono in modi diversi e seguono principi opposti, tanto che il lettore si sente trascinato in questa disputa e si ritrova a parteggiare non sempre per D’Artagnan. E poi c’è lady Winter, passionale, vendicativa, crudele e subdola, un personaggio tanto negativo quanto geniale a suo modo, un personaggio che darà problemi ai quattro moschettieri dall’inizio alla fine, fino al drammatico incontro finale. Un romanzo che, anche se non può più sorprendere il lettore – tante sono state le innumerevoli trasposizioni che ne hanno smorzato la suspence – va comunque letto per poter godere di uno stile di scrittura semplice, ma ricco, con un intreccio ben calato nell’epoca in cui si svolgono i fatti. Il romanzo originale va quindi letto per il suo stile impareggiabile, per i grandi personaggi rappresentati e, ovviamente, per riuscire a capire quanto intere generazioni di cinematografi hanno aggiunto e tolto dalla trama originale.




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